SACE istituisce lo Young Advisory Board

scritta sace e simbolo s che rappresenta l'azienda
Il comitato è composto da 15 giovani talenti chiamati a immaginare la SACE del prossimo decennio. L’iniziativa rientra nel percorso avviato con il piano industriale INSIEME 2025, che vede nella sostenibilità e l’inclusione il cuore della strategia aziendale e nell’innovazione tecnologica e digitale un fattore abilitante

Immaginare la SACE del prossimo decennio per accompagnare le imprese italiane nel futuro. Con questo obiettivo, il Gruppo assicurativo-finanziario direttamente controllato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze guidato da Alessandra Ricci, ha istituito lo Young Advisory Board, il nuovo comitato composto da 15 giovani talenti che contribuiranno a disegnare le nuove direzioni di sviluppo dell’azienda.

Il mercato globale in continua evoluzione richiede alle aziende la capacità di cambiare rapidamente, un cambiamento che proprio le giovani generazioni di professionals riescono naturalmente a intercettare. Lo Young Advisory Board non avrà responsabilità di governance, ma giocherà un ruolo strategico nello stimolare prospettive innovative e non convenzionali rispetto alle opportunità aziendali, adottando soluzioni creative. Analizzare i megatrends, esplorare e raccomandare nuove opportunità di crescita e innovazione e contribuire alla trasformazione culturale, alla ricerca di nuovi modelli di business, tecnologie e processi, alla pianificazione strategica, cercando e indicando nuove direzioni e soluzioni. Queste le sfide sulle quali i partecipanti al board sono chiamati a confrontarsi.

Grazie a questa esperienza, i membri dello Young Advisory Board potranno a loro volta arricchire le proprie skills di leadership e lavoro di squadra, costruendo una rete professionale trasversale con i propri coetanei e con i colleghi senior di SACE.

Lo Young Advisory Board rientra nel percorso avviato con il piano industriale INSIEME 2025, con il quale SACE ha ridisegnato il proprio modello organizzativo intorno a gruppi di lavoro autonomi e cross funzionali, costruiti sulla contaminazione generazionale. Un modello di cui la sostenibilità e l’inclusione sono un pilastro e l’innovazione tecnologica e digitale un fattore abilitante.

Siamo entusiasti di annunciare la creazione del nostro Young Advisory Board SACE, ovvero un Leadership Team ombra costituito da un team cross-funzionale di under 30, che affiancherà il nostro Amministratore Delegato e la sua prima linea nella definizione delle linee strategiche dell’azienda nel prossimo decennio. Una decisione coraggiosa che riflette il nostro impegno senza riserve verso il progresso, l’innovazione e la diversità di prospettive e di pensiero”, sottolinea Gianfranco Chimirri Chief People Officer di SACE. “In un mondo in costante metamorfosi, crediamo che il futuro appartenga a coloro che abbracciano il cambiamento con audacia. Questo Advisory Board è il nostro veicolo per catalizzare idee rivoluzionarie, portando in azienda un ventaglio di prospettive fresche e visioni non convenzionali. Inoltre, questa iniziativa, insieme a molte altre, rappresenta la nostra dedizione a coltivare il talento, ascoltare le voci delle nostre persone per plasmare insieme il futuro della nostra azienda. Siamo pronti ad accogliere le idee audaci, le visioni innovative, ma anche le criticità che questo Team porterà alla nostra visione su come affrontare le sfide dirimenti del futuro, quali ad esempio gli ESG o l’Intelligenza Artificiale Generativa. Benvenuti a bordo, futuri leader!”.

Lo Young Advisory Board, che sarà rinnovato ogni anno, è composto dalle persone di SACE: Erika Campedelli, Claims in SACE BT, Flavio Castri Rete Internazionale, Alessio Cerini Sales PMI, Akwah Lum Chifen Internal Audit, Camilla D’Alessandro Credit & Restructuring, Maria Cristina Grechi, Legal Affairs, Cecilia Guagnini Ufficio Studi.Claudia Missaglia People Care, Giuseppe Modugno Cybersecurity, Adriano Monacelli Risk Management, Chiara Piani Business Corporate, Fabio Ponti Corporate Identity and Communication, Luca Saccani Sustainability, Matteo Viola Business Corporate e Arianna Savioli, Business inSACE FCT.

Lavoro: 430mila assunzioni previste dalle imprese a novembre

scritta unioncamere affiancata dal logo, che è composto da un insieme di c intrecciate che formano un esagono
+48mila assunzioni rispetto un anno fa (+12,6%).
Positive le previsioni soprattutto per turismo e commercio

 

Roma, 13 novembre2023 – Sono 430mila le assunzioni previste dalle imprese per il mese di novembre e 1,3 milioni quelle per il trimestre novembre-gennaio, con un incremento rispetto allo scorso anno del +12,6% (+48mila assunzioni) nel mese e del +8,4% (+101mila assunzioni) nel trimestre. Positiva soprattutto la dinamica del turismo con 66mila entrate nel mese (+14mila rispetto a 12 mesi fa; +28,3%) e del commercio, con 68mila assunzioni a novembre (+8mila;  13,2%). A delineare questo scenario è il Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal*.

A novembre, i servizi segnalano 299mila assunzioni nel mese (+14,3% rispetto 12 mesi fa) e 900mila nel trimestre novembre-gennaio (+9,3% rispetto all’analogo trimestre 2022). A tenere alta la domanda di lavoro, oltre a turismo e commercio, si segnalano i servizi alle persone con 50mila assunzioni nel mese (+5mila; +10,4% in confronto a un anno fa). Più contenuta la dinamica dell’industria che programma nel suo complesso 131mila assunzioni nel mese e 400mila per il trimestre novembre-gennaio, in aumento tendenziale rispettivamente del +8,8% e del 6,4%, sostenuta soprattutto dalla meccatronica, con 23mila lavoratori ricercati (+3mila, +13,2%), e sistema moda, con 11mila entrate (+3mila, +28,5%). Buona tenuta anche delle costruzioni che programmano 45mila entrate nel mese (+4mila; +10,7% rispetto a novembre 2022).

I contratti a tempo determinato sono la forma maggiormente proposta con circa 228mila unità, pari al 52,9% del totale a cui seguono i contratti a tempo indeterminato (93mila unità, 21,7%). Rispetto a novembre 2022, i dati di questo mese mostrano (in termini percentuali) un incremento dei contratti a tempo indeterminato. A novembre 2023 rappresentano il 21,7% mentre l’anno scorso erano il 20,2%. Sempre in quota percentuale, il tempo determinato aumenta lievemente, passando dal 52,6% di novembre 2022 al 52,9%. Anche rispetto ad ottobre 2023, Excelsior registra un incremento del tempo indeterminato (a ottobre scorso pari al 21% delle entrate previste) e una diminuzione del tempo determinato (il mese scorso pari al 54%).

Si conferma elevato il mismatch tra domanda e offerta di lavoro che interessa il 48,5% delle assunzioni che equivalgono a circa 209mila profili dei 430mila ricercati, soprattutto a causa della mancanza di candidati. Questo indicatore sulla difficoltà di reperimento del personale a novembre risulta leggermente inferiore rispetto al mese precedente (51,0% ad ottobre), ma comunque in crescita di 2 punti percentuali rispetto a un anno fa. Il Borsino delle professioni di Excelsior riporta tra le figure professionali pressoché introvabili gli operai specializzati del tessile e dell’abbigliamento (sono difficili da reperire l’80,8% dei profili ricercati), gli operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (74,5%), i fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori di carpenteria metallica (71,9%) e i fabbri ferrai costruttori di utensili (70,8%).

Aumenta più della media (+21,1%, +15mila rispetto allo stesso periodo del 2022) la domanda di lavoratori immigrati che riguarda 88mila contratti programmati nel mese, pari al 20,5% del totale delle entrate. I settori che intendono ricorrere maggiormente alla manodopera straniera sono i servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio (il 33,7% degli ingressi programmati dovrebbe essere coperto da personale immigrato), i servizi operativi di supporto a imprese e persone (31,2%), i servizi di alloggio e ristorazione (23,1%), la metallurgia (22,7%) e le costruzioni (21,8%). Sono le imprese del Nord Ovest a presentare le maggiori opportunità lavorative (136mila entrate nel mese e 418mila nel trimestre), seguono Sud e Isole (rispettivamente 108mila e 315mila), Nord Est (96mila e 302mila) e Centro (89mila e 268mila). A livello regionale, le prospettive positive del turismo conducono a previsioni di assunzione in crescita per il trimestre novembre gennaio per il Lazio (+20.750 rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente), seguito da Lombardia (+19.980), Campania (15.680) e Toscana (+10.880).

 

*Le previsioni del mese di novembre si basano sulle interviste realizzate su un campione di più di 101.000 imprese. Le interviste sono state acquisite nel periodo 25 settembre 2023 – 10 ottobre 2023.

 

Fonte: Unioncamere

Oh, che bel mestiere!

Il mondo della comunicazione d’impresa si conferma sempre più variegato. E con l’indagine di Manager Italia Executive Professional s’invoca il riconoscimento del ruolo di “professionisti con specifiche competenze”.

È finito il tempo in cui a chi diceva di essere un comunicatore, si chiedeva: «E che mestiere è»? I comunicatori esistono, sono tanti – per difetto almeno 30 mila – cui ogni anno di aggiungono circa 9
mila neolaureati delle Facoltà di Scienze della Comunicazione.

Rappresentano una vera e propria categoria ed hanno precisi bisogni, anzi idee chiare: oltre l’80% di coloro che hanno partecipato alla survey “I Comunicatori in Italia”, l’indagine condotta dall’Area Comunicatori di Manageritalia Executive Professional, chiede il riconoscimento del proprio ruolo di“professionisti con specifiche competenze”. Per la stessa percentuale, ossia 4 professionisti su
5, è importante costruire un solido network di relazioni, mentre il 73% degli intervistati chiede
rappresentanza presso i decisori pubblici, le istituzioni e le business community. Sono questi
alcuni dei risultati più significativi emersi da seconda ricerca sul mercato della comunicazione
firmata da Manageritalia (la prima fu realizzata nel 2022), realizzata in collaborazione con AstraRicerche, Com&Tec e Tekon Europe.

Clicca qui per leggere l’articolo completo.

Fonte: Economy Magazine

Dipendenti italiani: poco coinvolti, stressati e sfiduciati

In Italia appena un dipendente su venti si può definire entusiasta e coinvolto dal proprio lavoro. Si tratta del risultato più basso a livello europeo, lontanissimo dal 35% della Romania che guida la classifica.
In Italia c’è un divario sempre più grande tra lavoro e lavoratori ed è sempre più urgente una strategia condivisa tra politica, imprese e sindacati: valorizzazione del lavoro e dei lavoratori, welfare aziendale e il rinnovo dei contratti nazionali sono tempi centrali per sanare questo divario.

Il punto, però, non è solo che i lavoratori dipendenti italiani siano poco entusiasti della loro attività. Incide anche il fatto che sono molto stressati.
Il dato, aggiornato al 2022, arriva dall’edizione 2023 del report “State of the Global Workplace” della società di consulenza Gallup.

 

Fonte: IlSole24Ore

Lavoro: aumentano occupazione e assunzioni qualificate

Nel 2023 migliorano gli indicatori del mercato del lavoro, crescono i dipendenti a tempo indeterminato, gli occupati e le assunzioni qualificate.

Le prospettive occupazionali del prossimo trimestre confermano una crescita a due cifre delle nuove assunzioni, soprattutto qualificate, in modo particolare nei settori Energia, Life Science, Finanza e Immobiliare, Trasporti e logistica, Industria e IT (Sicurezza informatica, Cloud e sviluppo di applicazioni, Gaming e Green Job), Beni di consumo e servizi (dati ManpowerGroup). E soprattutto nelle medie e grandi aziende.

Nel primo trimestre 2023, tra l’altro, secondo l’Istat il mercato del lavoro, in termini di ore lavorate, ha registrato un incremento dell’1,3% rispetto al trimestre precedente e del 3,3% rispetto allo stesso periodo del 2022. Il PIL, nello stesso periodo, ha mostrato una crescita dello 0,6% in termini congiunturali e dell’1,9% in termini tendenziali.

Gli occupati sono cresciuti di oltre mezzo milione (+513 mila, + 2,3% rispetto al primo trimestre 2022), ed è l’ottavo trimestre consecutivo che si osserva un aumento tendenziale dell’occupazione.

Più lavoro qualificato: Il tasso di occupazione tra i laureati (82,2%) è superiore (+15,6%) rispetto a quello dei diplomati, quasi doppio (+38,3%)  rispetto a chi ha un titolo di studio inferiore.

In aumento anche il tasso di occupazione giovanile,  con una dinamica più vivace (+3,4 punti) rispetto a quella delle nuove assunzioni di 35-49enni (+2,8 punti) e di soggetti in fascia 50-64enni (+2,1 punti). In calo le assunzioni di stranieri.

Dal lato delle imprese, si intensifica la crescita congiunturale delle posizioni lavorative dipendenti che, nel complesso, aumentano dell’1,1%, per effetto sia di un’accentuata crescita della componente a tempo pieno (+1%) sia di una spinta al rialzo della componente a tempo parziale (+1,4%).

In termini tendenziali, la crescita delle posizioni dipendenti è pari al 3,1% e l’aumento è stato più intenso per la componente dei full time (+3,6%) rispetto a quella dei part time (+1,7%).

In aumento anche le ore lavorate per dipendente, in termini congiunturali (+1,9%) e, soprattutto, in termini tendenziali (+4,6%); il ricorso alla cassa integrazione scende a 8,7 ore ogni mille ore lavorate.

Il tasso dei posti vacanti nel confronto congiunturale diminuisce di 0,3 punti, mentre è ancora in crescita, di 0,1 punti, in quello tendenziale.

Rilevante l’aumento del costo del lavoro per Unità di lavoro dipendente (Ula) che raggiunge valori tra i più alti in serie storica: su base congiunturale, la crescita è pari all’1,8% ed è il risultato dell’aumento sia delle retribuzioni (+1,2%) sia, in misura maggiore, degli oneri sociali (+3%); anche la crescita tendenziale, ancora più intensa (+3,9%), è dovuta a quella della componente retributiva (+3,4%) e, ancor di più, a quella degli oneri sociali (+5,4%).

All’aumento delle retribuzioni concorre l’erogazione di importi una tantum, il cui effetto è particolarmente evidente nei servizi; l’aumento degli oneri sociali è legato al restringimento degli interventi di decontribuzione messi in atto nel 2021 e 2022.

settori che mostrano la ripresa dell’occupazione più marcata rispetto al periodo pre-pandemico sono: costruzioni (+16,5% rispetto al primo trimestre 2019); informazioni e comunicazione (+27,5%); istruzione (5,5%). Anche l’industria (+1,7%) e il comparto alberghi e ristorazione (+0,9%) mostrano una dinamica positiva, recupera anche il commercio (+1,1%). Ancora indietro agricoltura (-4%) e altri servizi (-0,9%).

Fonte: pmi.it

Nasce a Torino la Casa dei giornalisti

Sono 30 anni, dal 1993, che ogni 3 maggio si celebra la Giornata mondiale della libertà di stampa. La celebrazione, istituita dall’Assemblea generale dell’Onu, con l’andare del tempo, dei conflitti e delle minacce in tante parti del mondo, riveste un ruolo sempre più significativo.
Per questo, l’Ordine dei Giornalisti del Piemonte e l’Associazione Stampa Subalpina hanno scelto di inaugurare la Casa dei Giornalisti proprio il 3 maggio.

La ‘casa’ è in realtà un nuovo sito di notizie e dibattito sul mondo dell’informazione. A dirigerlo, il presidente dell’OdG Piemonte, Stefano Tallia.
Alla presentazione a Palazzo Ceriana Mayneri, dal 1957 sede del Circolo della stampa torinese, presenti anche il sindaco di Torino Stefano Lo Russo e il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio.

Obiettivo della Casa dei giornalisti è rafforzare il confronto sui temi dell’informazione all’interno della società civile, perché è (anche) sulla libertà dell’informazione che si costruisce la democrazia del Paese.
Nella mattinata, è stata anche conferita una tessera di iscrizione honoris causa a Sepideh Gholian, la 28enne giornalista ripetutamente arrestata in Iran nel 2019 dopo aver denunciato torture e abusi del regime, e diventata simbolo delle lotte per la democrazia e i diritti civili.

Fonte: primaonline

 

Donne ceo, quante sono in Italia?

Il Corriere della Sera, in un articolo di Diana Cavalcoli, approfondisce la situazione italiana del lavoro femminile, in particolare delle donne a capo di un’azienda.
Mai così tante italiane nei board delle società ma sono ancora poche quelle che raggiungono ruoli apicali. Lo ha ricordato anche la premier Meloni ribadendo la volontà di avere una ceo a guida di una partecipata statale. Secondo il rapporto Women in Business, ad ogni modo, le poltrone di ceo occupate dalle donne italiane nel 2022 sono cresciute: siamo passati al 20% dal 18% del 2021. Con segnali positivi anche dall’Italia. A fine 2021, secondo il rapporto Consob sulla Corporate Governance, il 41% degli incarichi di amministrazione nelle società quotate era esercitato da una donna. Un record per il nostro mercato legato in buona parte alle norme che riservano una quota dell’organo sociale al genere meno rappresentato. Si pensi alla Legge Golfo-Mosca del 2011 e alla legge 160/2019. Posti i buoni risultati va comunque precisato che tra le donne delle stanze dei bottoni solo un 2% è ceo e solo il 4% presidente. Nella maggior parte dei casi le donne sono consiglieri indipendente (75%) o di minoranza (11%) e allargando lo sguardo al mondo delle imprese, il gap è evidente: solo 1 su 10 è a guida femminile (dati Cerved) .

Posti i numeri in crescita ma perfettibili, un esercizio sempre utile è vedere chi ha già tagliato il traguardo. Chi sono, quindi, le super manager del Bel Paese?

Scorrendo l’elenco delle più grandi società italiane quotate (e non) emergono profili diversi. Tra le italiane al vertice c’è ad esempio «Lady Microsoft». Silvia Candiani ceo di Microsoft per l’Italia dal 2017 è stata pioniera nel campo tech. Nata a Milano nel 1972 da anni incoraggia le giovani a formarsi in ambito Stem allenando il coraggio e accettando i rischi. Raccontava a novembre al Corriere della Sera: «Credo che l’essere donna mi abbia dato una marcia in più in termini di capacità, di empatia, relazionale, di ascolto. Qualità che poi fanno la differenza anche nel mondo del lavoro». Al vertice troviamo poi Margherita Della Valle, nominata amministratrice delegata ad interim del gruppo Vodafone. Laureata al Des della Bocconi nel 1988, romana, classe 1965, vive da 15 anni a Londra e nel gruppo è stata anche Cfo, responsabile della gestione delle attività finanziarie. Al Corriere ricordava in una recente intervista: «Se si guarda alle grandi aziende europee, quelle che sono nei principali indici azionari, solo 1 Cfo su 10 è donna. C’è ancora molto da fare». Per l’industria spicca la chimica Catia Bastioli, amministratrice delegata di Novamont, colosso nel settore delle bioplastiche, ed ex-presidente di Terna che ha messo al centro della sua attività l’attennzione per la sostenibilità e l’economia circolare. Tra le ceo anche la romana Alessandra Ricci, ad e dg di Sace da maggio 2022. Classe 1969 Ricci è Laureata in Economia e commercio presso l’Università Luiss e fino al 2020 era ceo di Simest. Tra le donne al vertice anche Vera Fiorani, amministratrice delegata e dg di Rfi. Laureata in Economia e Commercio all’Università La Sapienza di Roma, entra in Rfi nel 2001 dopo esperienze lavorative in Ferrovie dello Stato, Tav e Izi.

Tra le dirigenti anche Lucia Morselli attuale amministratrice delegata di Acciaierie d’Italia, già ArcelorMittal Italia. C’è poi Elena Patrizia Goitini, dal 2021 ad di Bnl e responsabile Bnp Paribas per l’Italia. Milanese, bocconiana, è la prima donna alla guida di una grande banca in Italia. In una recente intervista sulla parità di genere parlava della necessità per le donne di puntare sulla «nostra autenticità e non su stereotipi manageriali».

 

Quali trasformazioni strutturali stanno avvenendo nel mercato pubblicitario globale?

Nell’articolo pubblicato da Youmark! il 22 febbraio 2023 si analizza come l’industria dei media sia entrata in una fase di cambiamento.

L’essenza stessa di un media owner, ciò che lo costituisce, viene messa in discussione in misura crescente dalle trasformazioni strutturali del mercato pubblicitario globale, che quest’anno vale 993 miliardi di dollari. È sempre più difficile, in particolare, per gli editori che creano contenuti rimanere competitivi nei confronti di canali a performance ricchi di dati come i retail media, e sostenere le attività editoriali con i soli ricavi da display online, secondo l’ultimo rapporto Global Ad Trends di WARC: ‘Media models in flux’.
Amazon, ad esempio, ha ricavato 37,7 miliardi di dollari dai servizi pubblicitari nel 2022, quasi l’esatto valore della stampa a livello globale lo scorso anno. Secondo i dati di WARC Media, nel 2023 l’intero mercato pubblicitario globale dell’editoria varrà 47,2 miliardi di dollari, con un calo del 7,7% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, nonostante tutto, la pubblicità rimane una fonte di ricavi attraente e ad alto margine, il che significa che i media owner stanno evolvendo i loro modelli operativi per tentare di sopravvivere. L’autore del report, Alex Brownsell, Head of Content di WARC Media, ha affermato infatti: “Per le testate giornalistiche e le riviste, i modesti aumenti delle entrate pubblicitarie digitali non sono stati sufficienti a compensare le perdite di entrate pubblicitarie globali. Il fatturato pubblicitario globale della stampa editoriale si è dimezzato negli ultimi sei anni, passando da 75,9 miliardi di dollari nel 2016 a 37,3 miliardi di dollari nel 2022“. “Mentre Meta sta lanciando un servizio di verifica a pagamento che riduce la sua dipendenza dalle entrate pubblicitarie, i media owner non hanno rinunciato al mercato pubblicitario“, ha aggiunto. “Netflix e Spotify sono solo due delle piattaforme che vedono nella pubblicità ad alto margine un mezzo per raggiungere la redditività e per reagire al calo degli abbonamenti, dato che i consumatori stanno affrontando la pressione dell’aumento costo della vita”.

In un mercato pubblicitario digitale programmatico e basato sui dati, per gli editori che creano contenuti è sempre più difficile rimanere competitivi. La spesa globale per video, audio, editoria e OOH è rimasta pressoché invariata. WARC Media prevede che nel 2023 gli investimenti totali saranno superiori dell’1,6% rispetto al 2016. Ma più di 4 dollari su 10 spesi in pubblicità in qualsiasi formato a livello globale vanno ora ad AlphabetAmazon o Meta.
Eppure alcuni editori stanno prosperando nel mercato attuale. Il New York Times, spesso citato come modello per un’attività di contenuti sostenibile e scalabile, dà la priorità alle vendite di ‘bundle’ tra i prodotti, e la pubblicità – secondo il concetto del quotidiano newyorkese – deve rientrare in una visione più ampia dell’esperienza dell’utente. Pubblicazioni di nicchia come Axios, con sede a Washington DC, Punchbowl e Politico, puntano invece i loro asset su un pubblico ristretto numericamente ma influente, economicamente e politicamente, della capitale statunitense. Sebbene non sia più sufficiente a sostenere molti media owner da sola, la pubblicità costituisce ancora una fonte di ricavi consistente e ad alto margine. Come si è accennato in precedenza, Netflix si è recentemente convertito alla pubblicità, segnando un momento di svolta nello streaming video e audio. Anche Disney+ e Warner Bros Discovery hanno adottato modelli ‘ibridi’ a pagamento – tramite abbonamenti a costi ridotti – e advertising based. Pure la piattaforma di streaming audio Spotify sta migliorando i margini grazie a una pubblicità più sofisticata sui podcast. Come ha affermato Laura Chaibi, Director International Ad Marketing and Insights di Roku: “Dopo anni di proliferazione dei servizi SVOD, i principali operatori del settore dei media si stanno ora spostando verso modelli di business ad supported per soddisfare il desiderio dei consumatori di accedere ai contenuti gratuitamente o ameno risparmiare”. I dati di Roku hanno rilevato che il 47% degli spettatori di streaming prevede di cambiare i propri servizi nei prossimi 12 mesi. E secondo GWI, il 57% di coloro che tagliano gli abbonamenti SVOD preferisce i servizi di streaming sostenuti dalla pubblicità. Si prevede invece che i media retail globali saranno il canale in più rapida crescita nel 2023, raggiungendo i 122 miliardi di dollari: l’indebolimento dello storico legame tra contenuti, pubblico e pubblicità è alla base dello sconvolgimento attuale dell’industria dei media. Entro il 2025 i retail media avranno un valore superiore a quello della TV lineare.

Questa rapida ascesa, unita alla progressiva sparizione dei cookie di terze parti e a una maggiore regolamentazione della privacy, ha portato i media tradizionali a cercare di soddisfare le esigenze di brand building e a tentare di svolgere un ruolo efficace per gli inserzionisti più in alto nel purchasing funnel: laddove i canali tradizionali offrono formati digitali e offline (video, audio, editoria e OOH), è sempre più probabile che i nuovi investimenti pubblicitari siano destinati ai formati digitali in CTV, streaming audio e DOOH.

Nasce l’Area Comunicatori di Manageritalia Executive Professional, la nuova casa per i professionisti della comunicazione

Milano, 23 febbraio 2023. Un’area di rappresentanza, informazione e formazione professionale per valorizzare l’intera categoria. Con queste prerogative e finalità nasce l’Area Comunicatori all’interno di Manageritalia Executive Professional che estende così il proprio ambito di specializzazione e rappresentanza delle Alte Professionalità.

La nuova area sarà coordinata da Rita Palumbo, professionista che da anni si occupa del settore. L’obiettivo è quello di valorizzare il ruolo e la specificità di una figura professionale sempre più cruciale per le imprese, in un contesto segnato da profondi cambiamenti soprattutto sul fronte delle competenze, garantendo la giusta rappresentanza ad un comparto professionale che produce valore per il Sistema Italia.

“La comunicazione – afferma Rita Palumbo – è un asset strategico che incide sulla reputazione, sulla credibilità e sull’autorevolezza dell’impresa. È un’attività che esige competenze definite e certificate. Con Manageritalia Executive Professional Area Comunicatori sarà avviato un percorso di informazione, sensibilizzazione e rappresentanza per dare l’adeguato riconoscimento ad una categoria di alte professionalità, quella del Comunicatore professionale, che crea valore economico e culturale per l’intero Sistema Paese.”

Dare voce ad oltre 30mila comunicatori che operano in Italia, diffondere la cultura della Comunicazione presso istituzioni e business community, valorizzare ruolo e funzioni del Comunicatore professionale, offrire progettualità e opportunità di lavoro ai 10mila giovani che ogni anno si laureano nelle Facoltà di Scienze della Comunicazione, creando “lavoro di valore”. Sono alcune delle ragioni prioritarie che danno senso e specificità alla nascita dell’Area Comunicatori di Manageritalia Executive Professional.

Un percorso che parte dall’introduzione di una specifica norma UNI sul tema, di cui la stessa Rita Palumbo è stata fautrice, e che si avvale della collaborazione e del dialogo con le principali organizzazioni di rappresentanza del mondo della comunicazione.

“La creazione dell’Area Comunicatori e la nomina di Rita Palumbo come coordinatrice – dice Carlo Romanelli, presidente Manageritalia Executive Professional – continua il percorso avviato con i Comunicatori d’Impresa per offrire una rappresentanza sempre più ampia e profonda a questo importante segmento delle Alte Professioni in Italia. Anche per loro vogliamo essere la “casa”, per diffondere e affermare i loro valori e contenuti, le prospettive e i diritti. Come facciamo già per gli Executive Professional e faremo per altre alte professionalità”.

“Non resta che seguirci nella nostra attività – conclude Romanelli – informarsi per conoscere i tanti vantaggi di far parte di questa casa comune, condividere alcuni aspetti dello sviluppo professionale e fruire di servizi e opportunità di valore”.

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Manageritalia www.manageritalia.it (Federazione nazionale dirigenti, quadri e professional del commercio, trasporti, turismo, servizi, terziario avanzato) rappresenta dal 1945 a livello contrattuale i dirigenti del terziario privato e dal 2003 associa anche quadri ed executive professional. Offre ai manager rappresentanza istituzionale e contrattuale, valorizzazione e tutela verso la politica, le istituzioni e la società, servizi per la professione e la famiglia, network professionale e culturale. Promuove e valorizza il ruolo e il contributo del management allo sviluppo economico e sociale. Oggi Manageritalia associa oltre 38.000 manager. La Federazione è presente sul territorio nazionale con 13 Associazioni e una dedicata agli Executive Professional, che offrono un completo sistema di servizi: formazione, consulenze professionali, sistemi assicurativi e di previdenza integrativa, assistenza sanitaria ai manager e alla famiglia, iniziative per la cultura e il tempo libero. Manageritalia associa oggi oltre 38mila manager.

I dati sul lavoro femminile in Italia: ultimi in UE

Un “allarme” che emerge da un report di Confartigianato presentato alla Convention di Donne Impresa Confartigianato, che rappresenta le piccole imprese guidate da donne.

“L’Italia non sostiene il lavoro femminile”, avverte Confartigianato, indicando che “siamo all’ultimo posto nell’Ue per il tasso di occupazione, pari al 58,1%, delle donne tra 25 e 49 anni in coppia con figli a carico e il 71,2% dei Neet under 35 è rappresentato da 651mila giovani donne che non studiano, non lavorano e non cercano occupazione”.

Basta con gli interventi-spot”, sottolinea la presidente di Donne Impresa Confartigianato, Daniela Biolatto. Con la crisi Covid prima e la crisi dell’energia ora, “tra il 2019 e il 2022 il lavoro indipendente femminile è diminuito del 5,8%”

Il report presentato da Confartigianato mette in luce le difficoltà vissute dalle imprenditrici in questi anni di crisi: tra il 2019 e il 2022 il lavoro indipendente femminile è diminuito del 5,8%.

A seguito della pandemia la componente femminile dell’economia ha subito una flessione del 3,6% del valore aggiunto, superiore al -2% della media, con cali più marcati per i settori della ristorazione (-28,7%), della moda (-19,9%), dei servizi alla persona (-16,3%).

La crisi energetica ha colpito in particolare le 29.066 imprese guidate da donne nei settori energivori (alimentare, carta, chimica, gomma e plastica, metalli, tessile e vetro, ceramica, cemento).

E ora gli aumenti dei tassi di interesse decisi dalle autorità monetarie potrebbero pesare, su base annua, con 270 milioni di maggiore costo del credito per le 111mila piccole imprenditrici che hanno chiesto prestiti alle banche”.

“Le imprenditrici e in generale le donne italiane – dice Daniela Biolatto – devono fare i conti con la carenza di politiche a favore dell’occupazione femminile e con un welfare che non aiuta a conciliare il lavoro con la cura della famiglia”.

Secondo Confartigianato, la spesa pubblica italiana è fortemente sbilanciata a favore degli anziani a scapito degli interventi per famiglie e i giovani: a fronte di 17,07 euro destinati a sanità e pensioni per gli anziani, soltanto 1 euro va alle famiglie e ai giovani. Una situazione che ci colloca in ventiquattresima posizione nella classifica europea.

Gli effetti si vedono, ad esempio sui servizi per l’infanzia, che in Italia sono meno diffusi rispetto alla media Ue: Confartigianato indica che sono 3.400 i Comuni italiani con una grave carenza di asili nido.

Inoltre, soltanto lo 0,56% della spesa pubblica e l’1% dei fondi strutturali europei, pari nel totale a 6 miliardi di euro, finanziano interventi per ridurre le disuguaglianze di genere.

Nonostante questi ostacoli – emerge ancora dal rapporto – le donne italiane sono le più intraprendenti d’Europa: il nostro Paese conta infatti 1.469.000 imprenditrici e lavoratrici autonome, il numero maggiore tra i Paesi Ue, con un grado di istruzione superiore ai colleghi maschi: il 41,1% è infatti laureato, una percentuale quasi doppia rispetto al 21,4% degli uomini.

“Serve una svolta nelle politiche per il lavoro femminile. Basta con gli interventi-spot: il futuro del nostro Paese – avverte ancora la presidente di Donne Impresa Confartigianato – dipende anche da quanto e come investiremo, con misure strutturali e stabili, per favorire la piena e duratura partecipazione delle donne al mercato del lavoro.

Anche grazie alle risorse del Pnrr abbiamo l’occasione imperdibile di creare le condizioni per sostenere e valorizzare finalmente il talento delle donne e la loro capacità di contribuire alla crescita economica e sociale”.