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Salvataggio INPGI: la ferma opposizione delle associazioni della comunicazione

Se per mesi abbiamo detto #INPGIancheNO, ora diciamo basta a qualsiasi tentativo che mette a rischio l’identità delle nostre professioni e il nostro futuro pensionistico.
La situazione a fine giugno 2019, con l’articolo 16-quinquies del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, convertito, con modificazioni, nella legge 28 giugno 2019, n. 58  era stata “congelata” per 18 mesi, perché il governo chiedeva ad INPGI tagli dei costi e riforma del sistema previdenziale, prima di ipotizzare l’allargamento della base contributiva ad altre figure professionali.
Alla ripresa delle attività parlamentari, ai primi di settembre, i vertici INPGI hanno fatto sì che alcuni parlamentari ripresentassero nuovi emendamenti, in questi giorni in discussione alle Commissioni 10 e 11 del Senato. L’emendamento in questione proporrebbe lo slittamento del commissariamento dell’INPGI di 18 mesi, dal 31 ottobre 2019 al 30 aprile 2021. Quest’operazione in realtà nasconderebbe i veri obiettivi dei vertici INPGI, ovvero:

  • evitare il commissariamento dell’attuale Consiglio di Amministrazione,
  • non applicare alcuna riforma dell’Istituto con relativi tagli di costi,
  • non essere costretti a presentare un bilancio attuariale sulla verifica dell’equilibrio economico-finanziario della Cassa nel medio e lungo periodo,
  • far scattare già a luglio 2020 l’allargamento della base contributiva ad altri soggetti professionali, tra cui i comunicatori, per mantenere inalterati gli attuali assetti del sistema previdenziale privato dei giornalisti

Per bloccare qualsiasi tentativo confuso ed inconcludente di salvare l’Istituto di Previdenza dei Giornalisti allargando la base contributiva ad altri soggetti professionali, abbiamo scritto una lettera richiedendo un incontro urgente al ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Nunzia Catalfo, e al Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento per l’informazione e l’editoria, Andrea Martella. A firmarla non solo Ferpi: ASCAI, COM&TEC e TEKOM EUROPE, IAA Italy, UNA, ma anche CIDA – Confederazione Italiana dei Dirigenti, Quadri e Alte professionalità del settore pubblico e privato, che rappresenta a livello istituzionale i circa 150.000 manager italiani e ha numerosi associati che lavorano nel mondo della comunicazione. Sono realtà rappresentative del mercato della Comunicazione che, consapevoli delle responsabilità economiche e sociali del ruolo associativo, sono scese in campo a difesa dei propri associati. Ci auguriamo di essere ricevuti al più presto e che, al di là delle scadenze proposte e degli slittamenti richieste dai vertici INPGI, i decisori legislativi obblighino l’Istituto di previdenza dei giornalisti ad adottare misure concrete e che non si approvino scorciatoie nel breve periodo che porterebbe ad un temporaneo salvataggio dell’INPGI, ma metterebbero a rischio le pensioni sia dei comunicatori che dei giornalisti.

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