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Export: il settore dell’eyewear e della pelleteria

Il settore dell’eyewear di Belluno si conferma un settore fiorente nei distretti industriali del macro comparto della moda in Italia, a differenza della pelletteria e calzature di Firenze, che ha visto nei nove mesi una frenata dell’export del 10,7%

Dati affermati nell’ultima edizione del Monitor dei distretti di Intesa Sanpaolo relativi ai nove mesi del 2023 in cui il settore si posiziona al terzo posto per aumento dell’export (+12,6% per un valore complessivo di poco più di tre miliardi di euro).

Di contro, il calo delle esportazioni verso bacini intermedi confinanti come la Svizzera, storico hub logistico per la moda, ha innescato nello stesso periodo una spirale negativa per il lusso portando alcuni tradizionali distretti legati proprio alle produzioni per gli accessori delle maison di lusso a registrare sensibili arretramenti nelle esportazioni.

Emblematico è il caso sopra citato della pelletteria e calzature di Firenze, che ha visto nei nove mesi una frenata dell’export del 10,7%, ‘perdendo’ quindi 552 milioni di euro rispetto al periodo gennaio-settembre 2022 per un valore complessivo di 4,6 miliardi di euro. Ma anche la concia e le calzature di Santa Croce sull’Arno e la concia di Arzignano non sono andate meglio: il primo ha visto un calo dell’8,8%, il secondo del 9 per cento.

La fotografia scattata dall’ultimo Monitor dei distretti segna quindi un andamento a due velocità per il comparto moda. Sebbene nel suo complesso le esportazioni del settore fashion risentano di un cambio di rotta rispetto al 2022, con un -0,5% e quelle di beni intermedi del -2,1% (da comparare con un periodo, quello del 2022, che aveva vissuto gli effetti positivi del rimbalzo), sono diversi i distretti che invece hanno registrato andamenti ben superiori alla media. Oltre al già citato eyewear di Belluno, lo studio segnala anche la maglieria e l’abbigliamento di Perugia (+22,9% a 520 milioni), il tessile di Biella che ha sperimentato un progresso dell’8,7% (a 1,7 miliardi di euro) e le calzature del Brenta (+16% a 836 milioni di euro). In rosso invece il tessile di Prato con esportazioni scese del 5,8% a 1,8 miliardi di euro e la maglieria e l’abbigliamento di Carpi che hanno dovuto far fronte a una ‘gelata’ dell’export: -34,7% a 324 milioni di euro.

A livello generale, nei nove mesi del 2023 le esportazioni di tutti i distretti industriali italiani si sono mantenute in territorio positivo con un +0,4% corrispondente a un aumento di 409 milioni di euro, spinto sostanzialmente dall’incremento della meccanica e frutto anche di un’ottima apertura d’anno (+7,4% nel primo trimestre 2023). Nei primi nove mesi dell’anno Francia e Turchia si confermano i due mercati trainanti in questa fase ciclica: l’aumento dell’export distrettuale è stato rispettivamente pari a 711 milioni e 682 milioni di euro e in entrambi i casi la moda rappresenta un asset di crescita. In Francia, infatti, il risultato è spiegato in modo particolare dai flussi attivati dalle relazioni produttive e commerciali con le grandi maison del fashion, mentre in Turchia spiccano soprattutto i risultati conseguiti dai distretti specializzati in beni di consumo del sistema moda e meccanica.

Secondo gli analisti di Intesa Sanpaolo, “anche il 2024 sarà molto probabilmente un anno a due velocità”. L’export, spiegano, “potrà riportarsi su un buon sentiero di crescita nel secondo semestre del prossimo anno, quando l’attenuazione dell’inflazione libererà potere d’acquisto a favore dei consumi e consentirà un primo allentamento delle misure restrittive di politica monetaria, con effetti positivi sulla dinamica della domanda di beni di investimento in Europa e negli Stati Uniti”.

Fonte: pambianconews