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Lavoro: aumentano occupazione e assunzioni qualificate

Nel 2023 migliorano gli indicatori del mercato del lavoro, crescono i dipendenti a tempo indeterminato, gli occupati e le assunzioni qualificate.

Le prospettive occupazionali del prossimo trimestre confermano una crescita a due cifre delle nuove assunzioni, soprattutto qualificate, in modo particolare nei settori Energia, Life Science, Finanza e Immobiliare, Trasporti e logistica, Industria e IT (Sicurezza informatica, Cloud e sviluppo di applicazioni, Gaming e Green Job), Beni di consumo e servizi (dati ManpowerGroup). E soprattutto nelle medie e grandi aziende.

Nel primo trimestre 2023, tra l’altro, secondo l’Istat il mercato del lavoro, in termini di ore lavorate, ha registrato un incremento dell’1,3% rispetto al trimestre precedente e del 3,3% rispetto allo stesso periodo del 2022. Il PIL, nello stesso periodo, ha mostrato una crescita dello 0,6% in termini congiunturali e dell’1,9% in termini tendenziali.

Gli occupati sono cresciuti di oltre mezzo milione (+513 mila, + 2,3% rispetto al primo trimestre 2022), ed è l’ottavo trimestre consecutivo che si osserva un aumento tendenziale dell’occupazione.

Più lavoro qualificato: Il tasso di occupazione tra i laureati (82,2%) è superiore (+15,6%) rispetto a quello dei diplomati, quasi doppio (+38,3%)  rispetto a chi ha un titolo di studio inferiore.

In aumento anche il tasso di occupazione giovanile,  con una dinamica più vivace (+3,4 punti) rispetto a quella delle nuove assunzioni di 35-49enni (+2,8 punti) e di soggetti in fascia 50-64enni (+2,1 punti). In calo le assunzioni di stranieri.

Dal lato delle imprese, si intensifica la crescita congiunturale delle posizioni lavorative dipendenti che, nel complesso, aumentano dell’1,1%, per effetto sia di un’accentuata crescita della componente a tempo pieno (+1%) sia di una spinta al rialzo della componente a tempo parziale (+1,4%).

In termini tendenziali, la crescita delle posizioni dipendenti è pari al 3,1% e l’aumento è stato più intenso per la componente dei full time (+3,6%) rispetto a quella dei part time (+1,7%).

In aumento anche le ore lavorate per dipendente, in termini congiunturali (+1,9%) e, soprattutto, in termini tendenziali (+4,6%); il ricorso alla cassa integrazione scende a 8,7 ore ogni mille ore lavorate.

Il tasso dei posti vacanti nel confronto congiunturale diminuisce di 0,3 punti, mentre è ancora in crescita, di 0,1 punti, in quello tendenziale.

Rilevante l’aumento del costo del lavoro per Unità di lavoro dipendente (Ula) che raggiunge valori tra i più alti in serie storica: su base congiunturale, la crescita è pari all’1,8% ed è il risultato dell’aumento sia delle retribuzioni (+1,2%) sia, in misura maggiore, degli oneri sociali (+3%); anche la crescita tendenziale, ancora più intensa (+3,9%), è dovuta a quella della componente retributiva (+3,4%) e, ancor di più, a quella degli oneri sociali (+5,4%).

All’aumento delle retribuzioni concorre l’erogazione di importi una tantum, il cui effetto è particolarmente evidente nei servizi; l’aumento degli oneri sociali è legato al restringimento degli interventi di decontribuzione messi in atto nel 2021 e 2022.

settori che mostrano la ripresa dell’occupazione più marcata rispetto al periodo pre-pandemico sono: costruzioni (+16,5% rispetto al primo trimestre 2019); informazioni e comunicazione (+27,5%); istruzione (5,5%). Anche l’industria (+1,7%) e il comparto alberghi e ristorazione (+0,9%) mostrano una dinamica positiva, recupera anche il commercio (+1,1%). Ancora indietro agricoltura (-4%) e altri servizi (-0,9%).

Fonte: pmi.it