Flessibilità ed equilibrio, la ricetta del lavoro del futuro

Milano 24 febbraio 2022 – Lo smart working è davvero il modello del lavoro del futuro?

Tema molto contemporaneo e dibattuto, il “lavoro da casa” è stato al centro di un webinar di Manageritalia, in cui sono stati spiegati gli effetti positivi e negativi di uno strumento che abbiamo dovuto conoscere durante il periodo più restrittivo dell’emergenza sanitaria Covid.

In un contesto in cui la relazione umana e l’incontro fisico restano fondamentali per la crescita professionale, il tema centrale è l’utilizzo dello smart working sia da parte del datore del lavoro – che deve considerarlo uno strumento di flessibilità in “regime ordinario” per migliorare ed ottimizzare i tempi di lavoro – sia da parte del dipendente, che deve farne uso con responsabilità.

Smart working sì, quindi, se significa flessibilità, ovvero un modello organizzativo molto importante, che associato ad un altro termine – equilibrio – diventa la chiave di volta del lavoro del futuro.

Non è un caso se, anche in materia legislativa si sta cercando di cambiare i contratti di lavoro in nome di una maggiore fluidità. I diritti dei lavoratori infatti sono molto importanti, ma altrettanto lo è la loro libertà di scegliere riguardo alla modalità della prestazione d’opera e consulenziale. Non più il numero delle ore di lavoro, ma obiettivi e risultati concreti.

 

Di Marco Provato

Osservatorio Manageritalia: Terziario in crescita da Sud a Nord

L’Osservatorio del Terziario di Manageritalia presenta il report dell’ultimo trimestre 2021: focus sull’andamento del settore e la geografia del terziario in Italia.
Di seguito il comunicato completo pubblicato sul sito di Manageritalia il 16 febbraio 2022:

 

Il terziario torna ad essere il traino del Paese nel terzo trimestre 2021, registra una crescita del Valore Aggiunto (VA) del 3,4% sul trimestre precedente, più alta di quella nazionale, stabile al 2.6%. Riprende quindi il processo di terziarizzazione che negli ultimi 40 anni si è interrotto soltanto durante la pandemia in due trimestri a cavallo tra il 2020 e il 2021. I servizi producono oltre il 72% del VA totale nel Nord-Ovest e quasi l’80% nel Centro e nel Meridione. La quota minore si riscontra nel Nord-Est con due terzi del totale. È quanto emerge dall’ultimo report dell’Osservatorio del Terziario di Manageritalia presentato il 15 febbraio 2022.

Nel dettaglio, a guidare questa performance positiva, per il secondo trimestre consecutivo, i comparti Alloggio Ristorazione/Commercio/Trasporto (+8.6%), che grazie ad un balzo significativo nel secondo e terzo trimestre 2021 si trovano molto vicini al raggiungimento dei livelli pre-pandemici. L’altro comparto del Terziario che era stato più penalizzato dalle misure anti-pandemia (Attività Artistiche e di Intrattenimento), vede invece una lieve flessione (-0.4%) dopo l’importante rimbalzo del trimestre precedente. I tassi sono positivi per tutti gli altri servizi. La ripresa tendenziale (ossia rispetto allo stesso trimestre del 2021) continua ad apparire strabiliante per pressoché tutti i settori e comparti ma è ancora dovuta ad un effetto base, ossia il confronto con il primo anno pandemico.

Dall’analisi dinamica degli andamenti dell’ultimo decennio pre-pandemia emerge che il Terziario di mercato è l’unico settore con tassi di crescita medi annui positivi e quote in aumento in tutte le macro-aree, regioni e con pochissime eccezioni anche province sia in termini di occupazione che di valore aggiunto con una crescita occupazionale media intorno all’1,5% nel Nord e nel Centro e inferiore all’1% al Sud e nelle isole. Quanto agli altri settori, l’industria in senso stretto ha perso quote di occupazione ma non di VA, il Terziario non di mercato (Amministrazione Pubblica, Istruzione e Sanità) mantiene stabile la sua quota occupazionale ma perde peso come VA in tutto il paese, e la performance delle Costruzioni risulta essere particolarmente negativa con tassi di crescita medi annui negativi sia di VA che di occupazione in tutte le macro-aree, con conseguente forte perdita di capacità produttiva.

Commentando il rapporto Mario Mantovani, presidente Manageritalia ha detto: “C’è un fenomeno di surriscaldamento del settore delle Costruzioni che, assorbendo più risorse degli altri comparti, soffre un gap di offerta e di manodopera che non riesce a colmare la domanda. Il rischio è che continuando con questa politica si blocchi la crescita strutturale di tutta l’Economia del Paese in cui il settore del terziario continua a registrare, senza incentivi, valori positivi maggiori. La metafora che ne deriva è quella di un’auto di media cilindrata – la nostra industria, fortunatamente molto competitiva – che viene mantenuta continuamente e quindi può raggiungere prestazioni superiori alla sua potenza dimensionale, che potrebbero portarla fuori giri. Poi abbiamo un’auto di cilindrata maggiore poco manutenuta che raggiunge comunque performance molto migliori, il settore del terziario, la cui cresciuta è distribuita e omogenea in tutto il Paese. Dai numeri dell’Osservatorio emerge infatti che il terziario nel Meridione gode complessivamente di buona salute e ha ottime potenzialità grazie a capacità e competenze amministrative, imprenditoriali e manageriali in alcune province. Perché possa sbocciare definitivamente occorre una politica di sviluppo di quel terziario avanzato che sostiene anche industria e turismo del territorio, fornendo competenze e managerialità per una crescita comune, sinergica e strutturale”.

Per due tipi di servizi, finanziari e attività immobiliari, emerge una partizione estrema fra Nord e Sud del paese. La loro forte concentrazione nelle aree settentrionali del paese influisce in maniera decisiva sul divario regionale. Una forte disparità geografica sull’asse nord-sud è anche osservabile nel commercio (20% dell’occupazione nel Terziario a livello nazionale), che occupa una quota maggiore di addetti (sul totale addetti) nel Meridione, prevalentemente nel commercio al dettaglio.

A livello provinciale, si presenta un quadro molto variegato in termini di performance di lungo termine: la posizione geografica è lontana dall’implicare un certo livello di attività economica – alto al Nord e basso al Sud. I campioni territoriali al Sud sono frequenti, indicando che le capacità e competenze amministrative e imprenditoriali locali hanno probabilmente un peso notevole.

La prima evidente differenza tra le macro-aree è il peso molto maggiore del Terziario non di mercato nel Meridione: in particolare, le quote di Amministrazione Pubblica e Istruzione risultano eccezionalmente alte rispetto a quelle registrate nel resto del paese. Al Centro si evidenzia un maggiore peso dell’Amministrazione Pubblica, dettata in larga parte dalla presenza di Roma.

La seconda differenza chiave è data dal contributo relativo dei diversi comparti dei Servizi di mercato. I comparti del Terziario che raggruppano attività economiche ad alto valore aggiunto – fra i quali le Attività finanziarie, i servizi di Informazione e telecomunicazione e le Attività professionali, scientifiche e tecniche – producono una quota maggiore di valore aggiunto nel Nord-Ovest, sensibilmente più alta di quella osservata non solo nel Mezzogiorno ma anche nel Nord-Est.

Emilio Rossi, direttore Osservatorio del Terziario Manageritalia, ha commentato: “Dai dati dell’ultimo report dell’Osservatorio esce un’immagine dell’Economia del Paese molto chiara e a tratti inaspettata. Il Terziario, povero di incentivi e maggiormente penalizzato dal lock down, cresce più del Pil italiano, e lo fa in maniera omogenea, a dimostrazione del fatto che il processo di Terziarizzazione dell’Economia italiana prosegue anche dopo lo stop imposto dalla pandemia. Il Terziario è l’unico macrosettore in cui valore aggiunto e occupazione creata crescono uniformemente in tutte le province, senza divisioni tra Nord e Sud. Un settore virtuoso quindi in cui bisognerebbe investire di più perché possa trainare in maniera ancora più forte la ripresa dell’economia”.

Matteo Sartori dottorando CEMFI, Fundación Banco de España e Think Tank Tortuga, che ha collaborato alla redazione del rapporto ha detto: “Al Sud manca l’apporto dell’occupazione femminile che in altri territori è molto più diffusa. Inoltre, sebbene il ruolo del Terziario sia maggiore al Sud, nel Nord ovest domina il terziario di mercato in termini di competitività e valore, ma man mano che si scende a sud la componente più grande dell’economia sono i servizi che fanno capo alla PA e non quelli del c.d. terziario di mercato”.

Fonte: Manageritalia

Premio FERPI 2021

Il valore delle relazioni, al centro della comunicazione 

Dal Governo italiano alla Santa Sede, dalle grandi aziende alle startup, il ruolo della comunicazione è sempre più strategico per le organizzazioni pubbliche e private, al fine di supportare le relazioni tra persone e la nascita e lo sviluppo di progetti e idee che contribuiscano alla crescita economica e alla realizzazione del bene comune. La cerimonia, tenutasi a Milano presso Areapergolesi Events il 14 febbraio, ha visto la premiazione di Antonio Calabrò, responsabile Affari Istituzionali di Pirelli, Paola Ansuini, Portavoce del Presidente del Consiglio dei Ministri (comunicazione istituzionale), Paolo Ruffini, Prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, Costanza Esclapon, Presidente di Esclapon & Co (comunicazione corporate), Luca Barabino, CEO Barabino & Partners (PR internazionali), Maria Criscuolo, Presidente Triumph Group (eventi), Alessandro Tommasi, Founder & CEO di Will Media (startup comunicazione innovativa)

 

Milano, 15 febbraio ’22 – Dal Governo italiano alla Santa Sede, dalle grandi aziende alle startup, il ruolo della comunicazione è sempre più strategico per le organizzazioni pubbliche e private, al fine di supportare le relazioni tra persone e la nascita e lo sviluppo di progetti e idee che contribuiscano alla crescita economica e alla realizzazione del bene comune.

Questo il senso che sta alla base del Premio FERPI 2021, la cui cerimonia di consegna si è tenuta il 14 febbraio a Milano, presso Areapergolesi Events. Sono sette le categorie premiate. A ricevere il Premio FERPI per la Comunicazione e le Relazioni Pubbliche 2021 – dopo i saluti della presidente FERPI, Rossella Sobrero, è stato Antonio Calabrò, responsabile Affari Istituzionali di Pirelli, Senior Advisor Cultura e direttore della Fondazione Pirelli, nonché presidente di Museimpresa – l’Associazione degli archivi e dei musei d’impresa di Confindustria, intervistato in diretta da Giuseppe De Bellis, direttore di SkyTg24.

“L’Italia e le imprese meritano una rappresentazione migliore, più aderente alla realtà”, ha commentato Calabrò, ringraziando per il riconoscimento ricevuto e commentando l’importanza della comunicazione e della gestione delle relazioni. “È giusto avere piena consapevolezza di ombre, problemi, aspetti controversi e contraddizioni della crescita economica e sociale. Ma è indispensabile valorizzare la forza delle conoscenze, delle radici nella memoria imprenditoriale e delle capacità di innovazione. E dunque costruire un nuovo racconto del sistema Paese e provare a incidere di più sui processi di definizione delle policy e dei processi di governo delle scelte pubbliche. Servono senso di responsabilità istituzionale e progettuale, stimolo alla collaborazione pubblico-privato e sguardo lungo sul futuro dello sviluppo sostenibile, ambientale e sociale. Una scelta forte sulla qualità dell’Italia e l’avvenire delle nuove generazioni”.

Sono sette le categorie in cui si è articolato il Premio Ferpi 2021. A ricevere il riconoscimento, oltre a Calabrò, sono stati Paola Ansuini, Portavoce del Presidente del Consiglio dei Ministri (comunicazione istituzionale), Paolo Ruffini, Prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, Costanza Esclapon, Presidente di Esclapon & Co (comunicazione corporate), Luca Barabino, CEO Barabino & Partners (PR internazionali), Maria Criscuolo, Presidente Triumph Group (eventi), Alessandro Tommasi, Founder & CEO di Will Media (startup comunicazione innovativa), moderati da Maria Soave, giornalista del TG1 Rai.

“Questo premio è un riconoscimento per il lavoro di tutta una squadra, di un team e di una struttura che ho l’onore di rappresentare”, ha dichiarato Paola Ansuini che, sull’importanza della relazione, afferma: “lo considero un elemento fondamentale per l’efficacia di qualsiasi tipo di comunicazione, a maggior ragione quella istituzionale: non si può comunicare senza cercare di stabilire con sincerità una relazione”. Un presupposto di fiducia fondamentale, secondo la portavoce del Presidente del Consiglio, Mario Draghi.

Il compito della comunicazione ha a che fare con la capacità di prendere il tempo necessario per costruire relazioni, secondo Paolo Ruffini: “Non c’è comunicazione se non c’è relazione. Vale per le istituzioni, vale per le aziende, ma vale anche per la Chiesa. Per costruire una relazione fra persone c’è bisogno di tempo. Il tempo serve a costruire un valore e il valore sta nella relazione. Questo è un presupposto per una buona comunicazione”.

Ringrazio Ferpi per questo riconoscimento e per l’impegno che l’Associazione assume nel promuovere la cultura della comunicazione professionale che credo abbia contribuito, specialmente in questo particolare momento storico, al racconto più vero di tutte le eccellenze del nostro paese. Ora queste storie scriveranno nuovi capitoli della ripartenza da raccontare con competenza, sensibilità e capacità di visione”. È quanto dichiara Costanza Esclapon, già responsabile della comunicazione di alcune delle maggiori aziende italiane: Intesa Sanpaolo, Wind Telecomunicazioni, Alitalia, Rai.

Il tema delle relazioni è stato anche al centro dell’intervento di Luca Barabino, presidente e amministratore delegato di Barabino & Partners, 5° società in Europa e 8° nel mondo nel ranking degli Advisor di Comunicazione Corporate/Finanziari per numero di operazioni, per cui con la pandemia “abbiamo cambiato abitudini, consuetudini, stili di vita delle persone., ma la ‘relazione’ è e rimarrà al centro delle nostre vite”.

Un concetto importante nel fare comunicazione, per Maria

Criscuolo, a capo di una grande società attiva nel settore degli eventi come The Triumph Group, è quello di eccellenza: “Credo che la parola eccellenza vada insieme con il concetto di attenzione. E quando si parla di attenzione oggi non possiamo non parlare di sostenibilità e di responsabilità sociale dell’impresa”, su cui non solo il mondo delle grandi imprese, ma anche quello delle piccole e medie imprese italiane, offre un contributo fondamentale in materia di bene comune.

“Sono onorato di ricevere questo premio”, ha dichiarato Alessandro Tommasi, fondatore e Ceo di Will media. “Ricordo quando muovendo i primi passi nel mondo delle relazioni istituzionali e della comunicazione guardavo a FERPI come a una cosa straordinaria per le sue iniziative ma ancora di più per le persone che la compongono. Ovviamente il premio è del team che rende possibile Will ogni giorno con una duplice promessa: abbracciare la complessità per spiegarla in modo semplice senza ego o forzature”. 

L’evento è stato animato dall’intervento di Renato Vichi, Group Head Senior Director Institutional Affairs External Communications International Banks, Intesa Sanpaolo, sul tema de “Il ruolo della comunicazione e dei comunicatori nel new normal”.

Il premio è un’iniziativa promossa dalle Delegazioni Lombardia e Sicilia di FERPI. Creative & Direction Partner: Connexia e Zeranta. Event Partner: Areapergolesi Milano, ABC Production+ e Genuina Hub Company. Un ringraziamento speciale a Canon.

Media partner: SkyTg24, Il Sole 24 Ore, Daily Media, ADCgroup e True News.

La rassegna stampa e l’importanza delle fonti nella comunicazione

Nel mondo del “capitalismo dell’informazione” una rassegna stampa affidabile, accurata ed efficace, è un presupposto imprescindibile per arrivare a una moltitudine di obiettivi che vanno oltre alla semplice promozione dell’attività.

Leggi l’articolo completo di Eco della Stampa

 

La rassegna stampa e il monitoraggio delle fonti di informazione. C’è chi ha cominciato la sua carriera nel mondo della comunicazione proprio da qui.
Magari ai tempi in cui ci si metteva a sfogliare faldoni di giornali e riviste per analizzare, scovare e tagliuzzare – letteralmente – titoli, immagini, frasi, notizie su un argomento, un personaggio famoso, un marchio, un avvenimento più o meno importante. Poi è arrivato il digitale, internet, gli algoritmi, l’intelligenza artificiale. E la rassegna stampa si è evoluta. Si è “aggiornata”, diventando più precisa, analitica, ampia, e aprendosi ai mezzi e alle fonti di informazione nate negli ultimi decenni. Ma, soprattutto, è diventata uno strumento ancora più rilevante e necessario per le aziende che vogliono essere sempre aggiornate e al passo con i tempi.
Perché, come spiega il sociologo spagnolo Manuel Castells nel suo libro “La nascita delle società in rete”, oggi viviamo nel mondo del “capitalismo informazionale” e le informazioni, i dati che produciamo ogni secondo, sono il vero “nuovo petrolio”.

La rassegna stampa: non solo una “raccolta di notizie”

Perché è fondamentale che le aziende abbiano a disposizione notizie attendibili e rilevanti relative al proprio business? Quali sono i vantaggi che ne traggono?

La rassegna stampa è molto più che un semplice strumento per promuovere un’attività, un prodotto, un evento, su riviste e giornali; non serve solo a ottenere visibilità nel complesso e affollato mondo dei media.
Una rassegna stampa ben fatta rappresenta la “spina dorsale” di un’azienda, è parte del suo storytelling, permette di far conoscere le attività dell’azienda, i progetti, la sua storia e il suo heritage, la sua cultura e il suo stile. E non solo. Una buona rassegna stampa:

  • permette di capire il posizionamento del brand sul mercato e di fare un confronto con i competitor;
  • misura l’efficacia delle relazioni con il mondo dell’editoria, dei giornalisti, dei blogger, e di avere un riscontro tangibile sul lavoro svolto dall’ufficio stampa;
  • racconta e, allo stesso tempo, contribuisce alla costruzione della nostra reputazione online;
  • offre insight e spunti utili a sostenere e supportare anche le altre attività di marketing e vendita;
    dà una fotografia dell’azienda in relazione a quel preciso momento storico e culturale

L’importanza delle fonti di informazione nell’epoca delle fake news

Ne avevamo già parlato sul nostro blog. Oggi è più che mai necessario informarsi. Ma con il proliferarsi delle fake news, delle cosiddette “bufale”, è importante farlo nel modo giusto, iniziando dalla disamina delle fonti di informazione attendibili, ovvero giornali e agenzie, online e offline, che certifichino il fatto di divulgare solo materiale che sia stato
oggetto di controlli e verifiche. E questo, nell’ottica di costruire una rassegna stampa affidabile, accurata ed efficace, è un presupposto imprescindibile.

Come possiamo assicurarci che ciò avvenga? Basta affidarsi a servizi professionali che utilizzino i giusti strumenti e canali e che sappiano muoversi all’interno del vasto ecosistema dell’informazione.
L’Eco della Stampa garantisce una copertura capillare, affidabile e tempestiva, per chiunque voglia assicurarsi un monitoraggio di alto livello che riduca al minimo le possibilità di errore. Un team di oltre 120 persone lavora 7 giorni su 7 con il supporto di avanzati sistemi di semantica per verificare in maniera affidabile e continuativa le notizie in ogni momento della giornata. Inoltre, offre un servizio d’eccellenza nel:
monitoraggio web,
radio e tv,
e nel social media monitoring.
Per saperne di più sui servizi offerti dall’Eco della Stampa, visita il nostro sito o vai direttamente nella nostra sezione contatti.

Come cambia il mondo del lavoro, tra reskilling o upskilling e digital trasformation

Milano, 20 gennaio 2022 – Le professioni maggiormente in ascesa nel mondo del lavoro in Italia oggi riguardano principalmente l’informatica e in generale il mondo digitale.

Secondo una classifica stilata da LinkedIn (fonte: PMI) le 25 professioni più richieste in Italia sono: Ingegnere robotico, Ingegnere del machine learning, Cloud architect, Data engineer, Sustainability manager, Consulente di data management, Analista delle risorse umane, Talent acquisition specialist, Software account executive, Cyber security specialist, Banker, Data scientist, Sviluppatore back-end, Product Manager, Clinic manager, Consulente di vendita al dettaglio o Retail sales consultant, Business developer, Client manager, Gestore degli investimenti o Investment manager, Ingegnere full stack indicato anche come Full stack engineer, Infrastructure architect, Payroll specialist o Specialista buste paga, Sviluppatore front-end o Front-end developer, Consulente ERP (Enterprise Resources Planning) o Consulente di pianificazione delle risorse aziendali, Addetto all’assistenza dei clienti indicato anche come Addetto al servizio clienti, Addetto al customer service.

Al di là degli inglesismi, la digitalizzazione di processo sta trasformando il mondo del lavoro. Alcune professioni infatti stanno scomparendo e molte si stanno trasformando ed evolvendo con l’avvento di mezzi digitali e macchinari sempre più sofisticati ed automatizzati.

A questo proposito è rilevante l’analisi fatta dal World Economic Forum 2020, secondo il quale circa il 40% dei lavoratori del nostro paese sarà costretto a breve a fare reskilling o upskilling, ovvero a rivedere o migliorare le competenze ed i mezzi lavorativi nell’ambito della propria professione, in un’ottica sempre più digitalizzata.

Si sa di fatto che siamo in un periodo in continua evoluzione per quanto riguarda il digitale, che dovremo imparare ad accettare sempre più nella nostra vita ed in particolare appunto nel mondo del lavoro. Questo però dovrà essere fatto con saggezza e consapevolezza, sfruttando in questo modo le nuove tecnologie a nostro vantaggio, cercando di evitare gli effetti negativi che esse possono portare (come la diminuzione di posti di lavoro), rimanendo consapevoli però che non in tutte le professioni queste possono essere adottate, perché fondamentale resta e deve restare la componente umana nel lavoro.

 

Articolo di Marco Provato

I trend della comunicazione nel 2022

“Sono sette le macrotendenze che impatteranno sul mondo della comunicazione nel 2022 appena iniziato. A dirlo una ricerca del centro studi UNA – Aziende della Comunicazione Unite. Per ogni trend sono illustrati, inoltre, alcuni case study significativi.”

Secondo la ricerca, che si consiglia di leggere interamente tanto più perché presentata in uno stile snello ed efficace, sono 7 i trend da tenere sotto controllo per una comunicazione efficace.

1. I consumatori reclamano il controllo del proprio stile di vita

Il primo punto è connesso con gli effetti della pandemia che oramai da due anni ha rivoluzionato le nostre vite e ha portato, secondo una ricerca di Accenture, il 50% della popolazione a riconsiderare il proprio stile di vita. Questa esigenza di cambiamento unita alla nascita di nuovi servizi imposti dalle limitazioni dell’era pandemica si riflette sulle esigenze di comunicazione rispetto ai brand a cui si chiede sempre di più chiarezza e trasparenza nonché la capacità di fornire ai naviganti le informazioni davvero utili per le loro scelte valutando l’efficacia reale dei prodotti rispetto alle promesse.

2. Focus locale: il miglioramento parte da vicino

Il focus sulla dimensione locale, il senso di radicamento alla propria comunità di vicinato è da tempo contraltare della globalizzazione a livello mondiale ma ultimamente si è rafforzato con la chiusura di frontiere e le limitazioni di viaggi e spostamenti. Ciò si traduce online nella preferenza che i consumatori accordano a negozi e realtà locali e dirette e brand verticali più che generalisti.

3. Connessioni umane al centro: fisiche o digitali

La tecnologia come supporto (e non sostituto) delle relazioni umane: “piattaforme come Roblox e Fortnite sono diventate nuove frontiere sociali per le persone in modo trasversale alle generazioni”. Una sorta di Metaverso embrionale in cui le persone possano abitare gli spazi virtuali incontrando altri individui e i brand e stabilendo connessioni significative.

4. L’esperienza di acquisto diffusa

La nuova sfida per aziende e marchi sarà nell’offrire una esperienza di acquisto multicanale (sito di proprietà, e-commerce, piattaforme social e negozi fisici) che sia interconnessa e coerente in qualsiasi luogo avvenga.

5. Sostenibilità inclusa nel prezzo

L’attenzione alla sostenibilità da parte di consumatori sempre più esigenti e critici richiede ai brand la capacità di coinvolgerli attivamente nelle proprie attività e iniziative facendoli contribuire direttamente alla riduzione del proprio impatto ambientale.

6. Il brand purpose alla prova dei fatti

L’attenzione a quanto dichiarato: oramai è molto difficile per una azienda assumere impegni o posizioni su temi rilevanti e non offrire risultati misurabili di quanto effettivamente poi si siano tradotte concretamente.

7. Il valore della privacy

Cresce il valore della digital privacy da parte di utenti sempre più consapevoli che informazioni e servizi apparentemente gratuiti sono pagati al prezzo dei propri dati. Ciò si traduce però in opportunità comunicative per i brand che possono costruire reputazione e ottenere fiducia mostrandosi attenti e corretti nella gestione dei dati, assumendo la non condivisione dei dati come opzione di default (privacy by default), raccogliendo unicamente i dati realmente necessari all’erogazione del servizio e fornendo facile accesso ai propri dati condivisi (data control).

www.ferpi.it  

Comunicazione e Relazioni Pubbliche alla Statale di Milano con FERPI

“È cominciato questa settimana il corso di “Comunicazione e relazioni Pubbliche” tenuto per il quarto anno da Alessandro Papini, Delegato FERPI Lombardia e membro del Comitato Esecutivo, e che prevede la partecipazione di numerosi colleghi FERPI, tra cui la Presidente Rossella Sobrero e il Segretario Generale Rita Palumbo.”

L’insegnamento in “Comunicazione e Relazioni Pubbliche” dell’Università degli Studi di Milano si incardina tra i fondamentali del terzo anno del corso di laurea in Public Management e mira a fornire agli studenti le conoscenze utili per la comprensione dei processi di comunicazione e relazioni pubbliche promossi da Istituzioni pubbliche, imprese e soggetti di pubblica utilità, con riferimento al contesto italiano e internazionale.

Dalla legislazione di riferimento agli ambiti di intervento, l’insegnamento fornirà gli elementi per comprendere la complessa dinamica comunicativa e relazionale che caratterizza le società contemporanee e più in generale le trasformazioni generate dai nuovi media, in un contesto in cui le istituzioni scendono nello stesso terreno (quello della salute, dell’ambiente, dei trasporti, della cultura, dell’educazione, dell’economia) di imprese, associazioni, organizzazioni del no profit, e in cui ogni soggetto svolge un ruolo e una parte all’interno di processi per lo sviluppo e per la crescita.

Aperto a professionisti delle relazioni pubbliche, funzionari pubblici e manager della comunicazione, il corso propone una metodologia fortemente innovativa centrata su un approccio pratico-applicativo e professionale con interventi e testimonianze di esperti e professionisti della materia. 

Nel corso del programma, la Presidente Rossella Sobrero interverrà con una lezione dedicata ai “Principi di comunicazione sociale”, mentre il Segretario Generale Rita Palumbo con una lezione su “Comunicazione d’impresa e internazionalizzazione”. 

Tra i docenti FERPI Lombardia che interverranno al corso, Orazio Ragusa sui processi di “Comunicazione per la cooperazione internazionale”; Veronica Crippa sul tema “Gestire e organizzare le media relation”; Daniele Comboni su “Lobbying e Public Affairs”; Felice D’Endice “Event management”; Marco Chiappa “Comunicazione pubblica e innovazione tecnologica”; Michelangelo Carozzi “Fundraising e raccolta fondi”.

 

Il giornalismo partecipativo e il futuro della professione

Milano 29 dicembre 2021 – La digitalizzazione ha profondamente modificato il giornalismo. Non solo si sono moltiplicate le fonti di informazione, ma la notizia non è più di gestione esclusiva del giornalista. Il lettore non è più passivo ed è divenuto parte integrante del processo di diffusione dell’informazione. Stiamo vivendo l’era del giornalismo partecipativo, in cui l’audience ha una parte attiva in tema di raccolta, analisi, ma soprattutto di diffusione e veicolazione delle notizie, grazie ai social e ai mezzi di comunicazione digitali.

Il dato interessante non riguarda solo il modello di produzione delle notizie: il giornalismo partecipativo influenza anche la credibilità di una testata. Il grado di condivisione collettiva incide infatti sull’attendibilità di una notizia e soprattutto sulla reputazione di chi l’ha scritta, pubblicata e condivisa.

L’autorevolezza dei media non è quindi determinata solo dall’importanza che ha rivestito nella storia del giornalismo, ma viene sempre più influenzata dall’efficacia della gestione delle relazioni del pubblico, nella diffusione condivisa dei contenuti.

Il giornalismo digitale non potrà più prescindere dalla partecipazione attiva della sua audience nella stessa produzione dei contenuti.  Partecipazione che però ha avviato un altro processo: la velocità di consumo e la tempestività che impongono informazioni aggiornate 24 ore su 24, fruite su canali, digitali e non, molto diversi tra loro. Esigenze che hanno incrinato le fondamenta della cultura del giornalismo italiano.

I modelli di produzione, i canali di diffusione e le fonti di approvvigionamento delle notizie sono cambiati. Il giornalismo non è più territorio per pochi ed è un processo partecipativo. Tutto positivo? Domanda di difficile risposta.  La partecipazione “indiscriminata” genera anche problemi di affidabilità/veridicità delle fonti e sottolinea la necessità di competenze professionali per una corretta comunicazione.  Questioni tutte ancora irrisolte.

 

Articolo di Marco Provato

SHE-CESSION, il COVID conferma la discriminazione di genere

Milano, 29 dicembre 2021 – Secondo anno di pandemia, seconda conferma del trend che registra la discriminazione di genere sul lavoro: 1 donna su 2 rinuncia ad un progetto, annullandolo, o posticipandolo, ma oltre il 43% non cerca lavoro.

Nel complesso il tasso di occupazione degli uomini è i1 67,8% mentre quello femminile si ferma al 49,5%

Un trend negativo che è conseguenza di una situazione non certa felice registrata già prima del COVID: 37.611 lavoratrici neomamme si erano già dimesse nel 2019, periodo in cui solo il 21% delle richieste part time o di flessibilità lavorativa erano state accolte.

La disparità lavorativa tra donne occupate e uomini occupati va oltre la pandemia ed è legata soprattutto alla genitorialità: donne occupate con figli che vivono in coppia sono il 53,5% mentre gli uomini sono l’83,5%.

Le donne devono ancora scegliere tra maternità e lavoro, come consolidato dai dati che emergono dal Gender Policies Report elaborato dall’Inapp, in cui si conferma l’incapacità italiana di emanare leggi che consentano di conciliare maternità e occupazione.

Dai contratti di lavoro al tasso di disoccupazione: quest’anno hanno beneficiato dei nuovi contratti attivati in larga maggioranza gli uomini, mentre per le donne solo il 14% di impieghi a tempo indeterminato.

Ma non è finita qua, settecentocinquantamila donne che lavorano sono state in cassa integrazione, congedo, ferie, aspettativa o hanno alternato queste condizioni all’impiego regolare. Il 26% delle occupate ha visto un deciso peggioramento della conciliazione tra gli impegni familiari e il lavoro.

Infine, nel 2020, rispetto al 2019, le donne che hanno perso il lavoro sono state 470 mila, gli uomini 370 mila.

A ben guardare i dati di alcune ricerche sul tema, il tasso di attività femminile è fermo addirittura agli anni Novanta. La pandemia ha in un certo senso solo confermato un trend che penalizza le donne e la loro situazione lavorativa ed economica su tutto il territorio nazionale, con punte di maggiore gravità al Sud.

L’Italia da tempo lascia indietro le donne, il che significa freno alla crescita del Paese ed aumento alla povertà.  Situazione che persisterà se non cambia l’approccio al gender gap e alla parità di genere.

Ad invertire la rotta sono chiamate certamente le aziende avviando buone pratiche in termini di occupabilità e di equità salariale, ma il ruolo della politica è fondamentale. Solo le donne possono comprendere le dinamiche della differenza di genere. E sole le donne possono elaborare progetti normativi in grado di indirizzare correttamente il timone delle pari opportunità. Le donne quindi dovranno partecipare di più alla vita pubblica per poter partecipare alla pari alla vita sociale ed economica.

Il PNRR è un’occasione da non perdere. Sono tanti fondi che necessitano di progettualità non rituale, in grado di abolire termini quali emarginazione, disparità, diseguaglianza.

Se le donne continueranno a gridare alla discriminazione, non ci saranno passi in avanti. E non saranno sufficienti nemmeno i cospicui fondi europei. Quel che serve è un cambio culturale, che deve partire da tutti, donne comprese.

 

Articolo di Beatrice Carpi

Redditi professionali

Gender gap e gap generazionale

Milano, 27 dicembre 2021 – La libera professione non perde il suo potenziale attrattivo nelle nuove generazioni. Il numero di professionisti appartenenti alle classi previdenziali private, in Italia, è cresciuto di oltre l’1% nell’anno della pandemia, contrariamente a quanto accaduto ai dipendenti e autonomi.

Secondo il Rapporto annuale AdEPP (Associazione degli Enti Previdenziali Privati) la maggior parte dei 5mila neoiscritti ha compiuto questa scelta in seguito al percorso di studi universitari affrontato, una minima parte invece si è spostato sulla libera professione causa della cessazione del precedente lavoro, oppure per proseguire l’attività di genitori o per ripiego.

In questo frangente assistiamo a un problema di gap generazionale: nonostante il reddito nominale è aumentato negli ultimi 14 anni del 2,4% e nell’ultimo anno del 3,4%, un under 40 guadagna un terzo del collega over 50.
Oltre a questo è stato portato alla luce anche un gap territoriale, che vede i professionisti del Sud dichiarare un reddito del 48% inferiore rispetto ai colleghi del Nord.

La libera professione è invece un’agevolazione per le donne che tentano di conciliare lavoro e famiglia, che infatti rappresentando il 41% del totale degli iscritti alle casse.

Evento comprensibile in uno scenario in cui il tasso di attività è fermo agli anni ’90, a causa del fenomeno del gender gap che deriva anche da una mancanza di servizi per l’infanzia, che ha visto un peggioramento durante gli anni di pandemia. Nel 2020, 42 mila neogenitori si sono dimessi: nel 77% dei casi si trattava di donne.

Articolo di Beatrice Zamboni